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Decreto Crescita, Confapi: “Positive alcune norme ma serve più coraggio”

“Il Decreto Crescita contiene diverse norme condivisibili, ma siamo convinti che si debba fare di più. E’ necessario un piano industriale che rilanci la nostra economia e soprattutto mettere al centro delle politiche attive chi il lavoro lo crea, vale a dire le nostre imprese. Serve più coraggio nei provvedimenti del Decreto”. È la posizione espressa questa mattina da Confapi nel corso dell’audizione, alla Camera, presso le Commessioni Bilancio, Tesoro e Programmazione e Finanze in merito alla conversione in legge del DL 30 aprile 2019, n. 34, il cosiddetto Decreto Crescita.

“In primo luogo nel Decreto manca la proroga del credito d’imposta per le spese in ricerca e sviluppo, misura attualmente in vigore fino al 2020 – evidenzia Confapi - Non prevedere un sempre più forte investimento in questo settore è penalizzante per tutte le piccole e medie industrie che devono innovare e che non sempre hanno al loro interno, essendo piccole, propri centri di ricerca. Da questo punto di vista, per crescere ed essere competitivi occorre innovare non solo i sistemi di produzione, ma soprattutto i nostri prodotti. Il tema dell’accesso al credito diventa focale. Il decreto contiene interventi per sostenere la capitalizzazione delle Pmi, ma avrebbe dovuto osare di più e proporre più strumenti alternativi all’accesso al credito. Non è infatti un mistero che i canali alternativi a quello bancario, come i Pir e i Minibond, non hanno raggiunto l’obiettivo di supportare le nostre industrie”.

“A tal proposito ci piacerebbe sapere di più sul piano strategico preannunciato da Cassa depositi e prestiti di diventare nel prossimo triennio partner di 60 mila piccole e medie imprese: come Confederazione radicata in tutto il Paese siamo pronti a partecipare attivamente a sostegno delle nostre industrie”.

“Non solo – prosegue Confapi – ma per dare maggiore liquidità e competitività alle imprese è necessario accorciare i tempi di pagamento tra privati, tema caro a Confapi. Infatti, secondo un nostro studio, abbassando i tempi di riscossione del ciclo credito/debito a 60 giorni l'indebitamento finanziario netto diminuisce di oltre il 55%: ciò consentirebbe di dare più forza all’impresa che vuole investire. In questo senso, la misura introdotta nel Decreto che obbliga le società a dare evidenza nel bilancio sociale delle transazioni commerciali effettuate durante l’anno distinguendo tra quelle intercorse con le grandi, le medie, le piccole e le micro imprese, è condivisibili. Come sono condivisibili anche altri provvedimenti del Decreto, da sempre richiesti dalla Confederazione: la reintroduzione del super ammortamento per i beni strumentali tradizionali, la rivisitazione della mini-Ires, la maggiorazione della deducibilità dell’Imu sui capannoni industriali, il patent box, la norma sulle aggregazioni d’imprese, il sostegno all’autoimprenditorialità, la salvaguardia del Made in Italy e dei marchi storici”.

“Infine – conclude Confapi – sebbene non riguardi il provvedimento in esame, ribadiamo che l’entrata in vigore del nuovo codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza si sta concretizzando in un ulteriore fardello per le PMI. La misura introdotta rischia infatti di avere un effetto dirompente sulle nostre industrie, soprattutto su quelle meno strutturate.