I prodotti cinesi nocivi
Una corposa task force si batte ogni giorno per evitare che prodotti cinesi nocivi alla salute arrivino in Europa. Si tratta degli addetti della società francese Bureau Veritas, che ha aperto 21 laboratori in Cina, con quartier generale a Shanghai, rispetto ai cinque presenti in Francia e ai due negli Stati Uniti.
Nell'ex Celeste impero sono attivi 6.700 tecnici, di cui un migliaio soltanto a Shanghai.
Il compito di questi controllori è verificare che i prodotti che escono dai confini cinesi rispettino i criteri qualitativi fissati dai marchi. Siccome il compito di fare le verifiche, soprattutto nel comparto tessile, spetta ai distributori, Bureau Veritas ha come committenti colossi del calibro di Auchan, Decathlon, Wal-Mart e Tesco. Questi ultimi preferiscono che le procedure avvengano attraverso rigidi standard internazionali.
Nel laboratorio di Shanghai si passano al setaccio i giocattoli, i vestiti, le caffettiere, gli aspirapolvere, i forni microonde e molto altro. All'inizio dell'anno, quando finiscono sotto la lente gli abiti della collezione autunno-inverno, la struttura è attiva a pieno ritmo e, soltanto per l'abbigliamento, vengono analizzati da 400 a 500 campioni al giorno. Ciascun pezzo viene esaminato accuratamente in base a una cinquantina di parametri. Per esempio, tutti i capi vengono lavati per assicurarsi che non si restringano al primo trattamento. E un apparecchio, che costa 10 mila euro, consente di capire se un pullover di lana non perde il pelo.
Il lavoro dei tecnici viene eseguito a campione: su un lotto di 6 mila giocattoli ne vengono esaminati 200 e, su 100 mila magliette, il controllo ne tocca 500. Se un solo esemplare evidenzia problemi di sicurezza, come una cinghia dell'aspirapolvere che si rompe e prende fuoco, l'intero lotto viene ritirato. Un caso particolare riguarda la scoperta regolare di prodotti elettrici nei quali il costruttore utilizza componenti meno costosi ma pericolosi: l'alluminio viene dipinto come fosse rame, ma è più infiammabile.
Quanto ai giocattoli, fra il 30 il 40% dei lotti non supera l'esame. Ai costruttori viene dato qualche giorno per effettuare modifiche ed evitare che i container restino bloccati in Cina. A un secondo controllo, quasi tutti i prodotti ottengono il semaforo verde. Proprio il capitolo giochi è delicato, perché nel 2012 in Europa, su 2.300 oggetti nocivi ritirati dal mercato, il 58% arrivava dal paese asiatico e, di questi, il 19% era rappresentato da giocattoli rispetto al 34% di vestiti e all'11% di beni di elettronica.
Non è soltanto la francese Bureau Veritas a svolgere questo compito. Vi sono concorrenti agguerriti come la svizzera Sgs e la tedesca Dekra. Una direttiva Ue, adottata due anni fa, obbliga i costruttori a limitare il ricorso a sostanze chimiche comprese tra i disturbatori endocrini. In generale, nessun prodotto è autorizzato a fare il suo ingesso nel Vecchio continente se non riporta il marchio Ce, che certifica il rispetto di una serie di obblighi.
Eppure non mancano gli scandali. Questo, dicono gli esperti, avviene per due motivi. In primo luogo, vi sono articoli senza marchio per i quali gli importatori non chiedono alcuna verifica per limitare i costi. Inoltre il metodo di lavoro delle società di controllo non è infallibile ed è possibile che prodotti nocivi alla salute non vengano bloccati.
(di Ettore Bianchi - Italia Oggi 4 ottobre 2013)