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ICT in Italia

Il podio è invariato con Singapore, Finlandia e Svezia che erano già l’anno scorso e restano in testa alla classifica internazionale della competitività digitale del World Economic Forum: ma anche l’Italia ha un primato, quello di essere fra i paesi che hanno scalato più posizioni (10 in un anno) nella graduatoria ICT passando al 45esimo posto, dal 55esimo del 2015.

I fattori che frenano lo sviluppo della digitalizzazione italiana sono relativi alla lentezza della giustizia e alla difficoltà di far rispettare i contratti, il punto a favore è la diffusione della rete Mobile (primi al mondo). In generale, l’Italia vanta un livello di utilizzo di nuove tecnologie relativamente alto tra i privati (37esimo posto del mondo), mentre sia il mondo delle imprese sia la pubblica amministrazione sono più indietro (rispettivamente al 52esimo e 62esimo posto).

Il report del WEF identifica sette paesi eccellenti per il livello di digitalizzazione, oltre ai tre già citati anche Norvegia, Stati Uniti, Olanda e Svizzera. La top ten si conclude con Gran Bretagna, Lussemburgo, Giappone.

Come si vede, ci sono sette paesi europei fra i primi dieci, confermando il ruolo europeo di frontiera tecnologica internazionale. Parecchio distanziati i paesi asiatici emergenti: oltre al Giappone, posizione alta in classifica solo per la Corea (13esima), mentre la Cina è 59esima (guadagna tre posizione rispetto al 62esimo posto 2015), e l’India è 91esima (perdendo due posizioni, era 89esima l’anno scorso). Altro dato: i miglioramenti di diversi paesi dell’Est Europa, come Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca, che entrano fra i 50 paesi pià digitali del mondo.

La ricerca prende in considerazione 53 indicatori, divisi in dieci macroaree, così raggruppate:

  • Ambiente economico: norme e regolamentazione, innovazione nel business;
  • Readiness tecnologica: infrastrutture, accessibilità, competenze;
  • Utilizzo delle tecnologie: individuale, nel business, nella PA;
  • Impatto: economico, sociale.

Per ognuno di questi dieci indicatori, ci sono dei sotto-indici, a ognuno dei quali viene attribuito un punteggio. I punti di forza dell’Italia: la copertura Mobile (siamo al primo posto nel mondo, con la rete che raggiunge il 100% della popolazione),  numero di abbonamenti Mobile (17esimi nel mondo) il livello di preparazione della popolazione adulta (17esimo posto nel mondo), indice di e-partecipation, al 19esimo posto nel mondo, servizi online di e-government, 23esimi nel mondo. Altri punti a favore: brevetti ICT, livello della formazione manageriale, copertura banda larga, istruzione matematica e scientifica, in genere tutti gli indicatori relativi al Mobile, utilizzo dei social network, capacità diinnovazione nel business, forza lavoro ad alta intensità tecnologica.

Viceversa, gli indici in cui l’Italia è nella seconda metà della classifica (che riguarda 139 paesi), se non fra i fanalini di coda: siamo penultimi nel mondo per efficenza del sistema giudiziario nel risolvere le controversie, e 129esimi per capacità di affrontare normativamente le nuove sfide. Fra gli ultimi dieci anche in termini di numero di giorni necessari per far rispettare un contratto. Siamo oltre il 100esimo posto anche per disponibilità di venture capital, livello di tassazione sui profitti, rifornimenti pubblici di tecnologie avanzate, livello di digitalizzazione aziende, formazione on the job, strategia digitale del governo, efficienza e utilizzo pubblico dell’ICT.

La maggior parte dei sotto-indici negativi si concentrano della macro-area relativa all‘ambiente economico, in cui l’Italia è 85esima nel mondo, scendendo al 96esimo se si considerano solo le attività relative a norme e regolamentazione. In tutti gli altri tre macro raggruppamenti sopra esposti (diffusione, utilizzo, impatto), l’Italia è fra i primi 50 paesi del mondo. 

Fonte: report del World Economic Forum