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LETTERA APERTA AL MAGNIFICO RETTORE DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO

Professor Luciano D’Amico

Illustrissimo Rettore,

saper ascoltare è importante.

Viviamo in un’epoca in cui veniamo letteralmente sommersi dalle informazioni: ogni giorno siamo letteralmente bombardati da notizie, sempre più rapide ed esaurienti.

Non siamo mai stati tanto facilmente raggiungibili e pronti allo scambio continuo di informazioni come in quest’ultimo decennio e mai, in passato, la comunicazione, lo scambio di idee e il linguaggio hanno assunto l’importanza di oggi.

Siamo in  contatto costante con tutti, contemporaneamente.

Eppure, a volte non ce la facciamo a stare indietro a tutti questi contatti, a recepire tutta questa mole di informazioni, finiamo per staccare la spina o, più semplicemente, per tapparci le orecchie.
Per contro ci capita spesso di avere l’impressione  che nessuno ascolti veramente quello che noi diciamo.

Saper ascoltare e farsi ascoltare  è dunque oggi più importante che mai; bisogna ascoltare attivamente per cogliere quel che davvero è importante nella quantità sterminata di notizie che ci inonda e rischia di sommergerci.

Solo così saremo in grado di distinguere il superfluo dall’essenziale.

A questo punto Vi starete chiedendo che cosa io intenda per ascolto attivo: ebbene, l’ascolto attivo è una tecnica, un atteggiamento che, una  volta acquisito, sarà in grado di aprire nuovi orizzonti, molte orecchie e anche molte porte.

Proviamo a chiederci un attimo cosa succede durante una normale conversazione; spesso osserviamo  che il nostro interlocutore ci guarda negli occhi, annuisce e ci segnala con suoni che ci stà ascoltando, incoraggiandoci così a proseguire; a volte  ci rendiamo conto che di tutto quello che abbiamo detto non ha recepito quasi nulla.

Per ascoltare attivamente è sufficiente riassumere con parole proprie quello che si crede di aver capito di quanto ci dice l’altro; se il nostro interlocutore voleva dire qualcosa di diverso da quello che ci è sembrato di capire, ce lo dirà immediatamente e, in questo modo, si eviteranno facilmente malintesi.

Veniamo a noi.

La comunità teramana non ha avuto l’opportunità di conoscere direttamente da Lei il progetto della “funivia”, il Consiglio Comunale lo ha bocciato non conoscendolo.        

PERCHE’ NO ALLA FUNIVIA?

Non si può dire “no” senza spiegare quali progetti alternativi sono la soluzione al problema del collegamento dell’Università con la città.

Questa opportunità in termini di progetto, di risorse finanziarie, di accelerazione amministrativa, di innovazione, era anche l’occasione per rilanciare l'immagine di una città.

Valeva forse la pena, invece di mettersi alla testa del progetto, almeno di guardarci dentro e sperimentarne tutte le potenzialità, di battersi per farne un proprio progetto, e non quello del no a priori.

Valeva forse la pena, per questa amministrazione, tentare di calare in quel progetto le sue priorità, come era parso ad un certo punto.

Non si può avere paura della straordinarietà dell'intervento in sé, del rischio che possa sfuggire di mano, perché questo non aiuta una città a riprendere coraggio e orgoglio, a recuperare la via della crescita tradita.

Rischia di rivelarsi un'illusione - che sarà pagata con un prezzo molto grave - quella di accontentarsi della ordinaria amministrazione, della gestione ordinaria della città, sia pure con contenuti e messaggi di rottura e discontinuità.

Le città italiane oggi soffrono di carenza di risorse, di una macchina amministrativa ingolfata e lenta, di periferie lontane e degradate, di gravissime carenze progettuali e senza catalizzatori in grado di rimettere in moto tutto questo, governare non sarà affatto facile.

E ancora meno sarà facile fare quel salto di qualità nella gestione della città che pure si dice di volere.

Se poi nelle ambizioni c'è - come pure deve esserci - offrire una sponda alla realtà economica della città per rilanciarla, rifondarla, sostenerla in uno sforzo di investimento, il rischio che l'ordinaria amministrazione non basti si fa molto più elevato.

Oggi il male di Teramo e dell'Italia è il rischio di avvitarsi in una spirale senza crescita.

Dire "no" e stare fermi sarebbe il peggiore dei mali.

La Funivia Urbana è un’eccezione abbastanza nuova, soluzione facile, ecologica, molto economica.

Il vero problema è anche di natura culturale piu’ che politico perché bisogna rendersi conto che è possibile  e che va proposta non come una follia per fare effetto ma come un mezzo molto sano e risolutivo in molte situazioni.

La funivia urbana è flessibile, è veloce, consente grandi volumi di traffico, è attraente, è ecosostenibile, si integra con gli altri mezzi di trasporto pubblico urbano, è di rapida installazione, è sicura, è economica.

Il problema dell’accessibilità  è un problema  che le funivie urbane risolvono.

La funivia urbana legata ad un disegno sociale, ad un disegno politico, ad un disegno di architettura darà la possibilità di collegare parti della città penetrando dentro al problema dell’inclusione attraverso il sorvolo della città entrando, in maniera silenziosa e sostenibile, in una parte di essa.

Egregio Rettore, ringraziandoLa per quello che sta facendo in questa città, Le chiedo di parlarne e presentare il progetto alla città, facciamo capire l’idea, confrontiamoci e vedrà che le teste pensanti apprezzeranno e capiranno.

Non possiamo essere ricattati da chi, forse solo per giochi di potere, pone il veto ad un’idea intelligente, praticabile e soprattutto utile.

La ringrazio vivamente per l’ascolto.

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