Così la Ricostruzione finirà tra 41 anni

TERAMO Ricostruzione, imprese sempre più preoccupate. Il collegio costruttori Edili Aniem e l'Api fanno il bilancio dell'incontro che si è protratto mercoledì fino a sera inoltrata con il sottosegretario alla ricostruzione Vito Crimi e, fra gli altri, con i dirigenti degli uffici speciali.Aniem e Api fanno riferimento ai numeri dati dal dirigente regionale Vincenzo Rivera, uno dei responsabili dell'Usr: «12.000 pratiche da istruire, ufficio speciale di Teramo con 12 tecnici, risultato 1.000 pratiche a testa, considerando che un buon istruttore, nel voler essere ottimisti, istruisce 1 pratica in 15 giorni, il tutto vuol dire 41 anni per istruire tutte le pratiche, è inaccettabile per non dire vergognoso», scrivono i presidente di Aniem (Fiorenzo Polisini) e Api (Alfonso Marcozzi)». Dubbi anche sull'idea di formare 50 tecnici comunali all'uso del Mude (il sistema operativo usato per lavorare le pratiche). «Ma quali sono questi tecnici comunali, e di quali Comuni? Lo sa il dirigente regionale che nei Comuni, tranne alcuni virtuosi, non si riesce ancora ad implementare il Sue (Sportello unico edilizia) obbligo di legge dal 2001? Lo sa il dirigente regionale quanti soldi ha speso la nostra amata Regione per l'implementazione di detto sistema e rimasto puntualmente al palo? », continua la nota. L'idea fatta balenare da Crimi - che viene ringraziato per il lungo tempo dedicato all'incontro - per cui per le pratiche con danni lievi si adotteranno procedure snelle, anche questa, suscita dubbi. «Le soluzioni prospettate non ci sembrano percorribili, perché il privato non è disposto ad anticipare alcunchè sapendo che non sa né quando e né quanto verranno restituiti questi soldi. Un'altra alternativa sarebbe garantire pagamenti all'impresa in parte all'inizio e il resto a verifica finale: anche qui quante imprese con la situazione economica attuale e con i continui ritardi nei pagamenti, sono disposte ad aspettare? E le pratiche con danni gravi forse fra venti anni...», aggiungono Marcozzi e Polisini. I due presidenti tornano anche sulla farraginosità delle pratiche Ater che si traduce nell'inizio dei lavori non prima di due anni. Aniem e Api osservano che per tentare di uscire dall'empasse «servono risorse tecniche, almeno 50 tecnici qualificati, adeguando finalmente l'ufficio speciale al reale peso in termini di danni che la nostra regione ha subito, assunzione di responsabilità dirette da parte degli attori, sanatorie sanabili, che non riguardano le parti strutturali, da richiedere alla fine dei lavori sotto la responsabilità del progettista e prima dell'erogazione del saldo finale, tralasciare nella fase di approvazione quelle formalità che producono solo perdite di tempo e ritardi e in ogni caso da sistemare sotto la responsabilità del progettista prima del saldo finale, valutazione del livello operativo che abbia risposte in tempi brevi e non a distanza siderale, dare una corsia preferenziale a quanti utilizzano strumenti innovativi e documentazione inconfutabile per la valutazione del danno e degli interventi in sede di progettazione e in sede di esecuzione, dotare gli uffici di strumenti informatici valutativi a fronte di innovazioni che siano al passo dei tempi». (a.f. ILCENTRO)

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